Nascere in Sicilia significa, presto o tardi, trovarsi davanti ad un bivio: partire o restare.
Negli ultimi anni la Sicilia ha perso circa il 3,4% della sua popolazione, con una tendenza che secondo i dati Istat potrebbe portare a un ulteriore calo del 12,6% entro il 2042. Il grave declino demografico ed il progressivo abbandono hanno molteplici cause: la denatalità, ma soprattutto la mancanza di opportunità lavorative e la carenza di servizi essenziali sono la spinta per l’emigrazione verso il nord Italia o l’estero. Le aree interne, quelle rurali e montane, come la zona dell’Etna, sono particolarmente colpite da questo fenomeno, con un progressivo svuotamento che mette a rischio la sopravvivenza delle comunità locali e delle pratiche agricole tradizionali.
Negli ultimi anni il concetto di restanza ha assunto un significato profondo ed attuale per i contesti territoriali segnati da forte spopolamento. La restanza indica l’atteggiamento di chi, nonostante le avversità, sceglie di restare nella propria terra d’origine con l’intento di migliorarla e rigenerarla. Un atto di resistenza e resilienza che si contrappone allo spopolamento.
In un settore, quello dell’agricoltura, dove il ricambio generazionale fatica ad innestarsi, questo concetto assume un’importanza cruciale. In questo contesto, le storie di Roberto e Davide, coltivatori della rete Boniviri, raccontano una versione alternativa e sono testimonianze di restanza, di coraggio e di radicamento.

Roberto Carbone è coltivatore e custode dei profumi e degli aromi dell’Etna, che dopo la laurea in scienze e tecnologie alimentari diventa il suo “laboratorio all’aperto” tra piante officinali, erbe e spezie autoctone. Nel 2018 Roberto inizia a dedicarsi a questo ricco patrimonio di biodiversità a Trecastagni (CT), nel cuore del Parco Nazionale dell’Etna. Qui inizia il suo progetto controcorrente, SARI, di cui lui è fondatore e coltivatore di prima generazione. Il progetto di Roberto inizia a crescere, al terreno sulle pendici dell’Etna si aggiunge il laboratorio di trasformazione dove nascono le tisane e gli infusi. La collaborazione con Boniviri si innesca su questi prodotti, e trova terreno fertile nella visione di Roberto sull’agricoltura responsabile e la valorizzazione del patrimonio locale.
La storia di restanza di Davide Scaravilli avrebbe saltato una generazione, se non fosse stato per il richiamo dell’Etna che da New York lo ha fatto tornare sui Monti Nebrodi. Messo di fronte al suo personale bivio tra rimanere negli Stati Uniti o tornare in Sicilia, Davide decide di rientrare per gestire l'azienda agricola dei nonni, e costruire una vita tra gli ulivi dove è cresciuto e dove si producono il Garbato e le monocultivar Ogliarola Messinese e Nocellara dell’Etna della selezione Boniviri. Con Davide il ricambio generazionale c’è e porta nuova linfa ai processi ed alle decisioni aziendali dell'azienda agricola Virzì, per trasmettere finalmente il messaggio che il lavoro in agricoltura, con tutte le sue difficoltà, porta anche soddisfazioni e può essere motore di cambiamento ed innovazione.

Le traiettorie di Roberto e Davide sono diverse, ma entrambe trovano nella restanza e nell’agricoltura una modalità per fare impresa in Sicilia, ed il loro ruolo è simbolo di una nuova generazione di agricoltori che vede un riscatto, una possibilità di futuro nella cura della terra e nella valorizzazione delle risorse locali. Le loro testimonianze sono un invito a guardare con speranza al futuro della Sicilia.
La restanza non è una scelta facile. Richiede tenacia, passione e una visione che va oltre le difficoltà quotidiane, ma anche i mezzi per iniziare a costruirla. Restare significa combattere contro l’abbandono e la solitudine, ma soprattutto significa costruire comunità, promuovere servizi, cultura e socialità nei territori spopolati. E nel caso dell’Etna, l’agricoltura diventa un mezzo per rigenerare il territorio, mantenendo vive le tradizioni e creando nuove opportunità di lavoro, innovazione e sviluppo sostenibile.