Gli ultimi sette anni sono stati caratterizzati da alcuni dei fenomeni più intensi di sempre dal punto di vista ambientale. Dalla siccità, agli incendi autogenerati per finire con le piogge torrenziali e le grandinate nei periodi dell’anno più improbabili, stiamo assistendo inermi all’effetto di quelle che sono le conseguenze delle scelte economico-ambientali degli ultimi decenni. Negli ultimi anni, Stati, imprese e cittadini hanno intrapreso un percorso di considerazione ed impegno allo scopo di ridurre gli impatti emissivi generati: cambiando le nostre abitudini, facendo scelte più consapevoli ed auto educandoci ad un consumo meno impattante sulle risorse, facciamo a gara con il tempo per un mondo più green. [1]
La finanza del cambiamento climatico
Ci accorgiamo sempre di più che il cambiamento climatico ha silenziosamente ma costantemente impattato tutti i settori industriali e sta progressivamente modificando la vita degli abitanti della Terra.
Tuttavia, c’è un lato del cambiamento climatico di cui si parla poco, la cosiddetta heatflation, il fenomeno per cui l’effetto dell’aumento delle temperature globali affligge non solo l’ambiente ma anche le nostre tasche. Secondo una ricerca svolta dal gruppo Allianz i prezzi dei prodotti agroalimentari sono aumentati del 23% dal 2021 al 2022, con conseguente picco di spesa anche per il consumatore finale. Dobbiamo, dunque, pagare di più per poter acquistare gli stessi prodotti agroalimentari.
In Italia, durante il 2022, la scarsità d'acqua e la siccità hanno provocato un calo fino al 45% delle rese di mais e di mangimi, e una riduzione del 30% della produzione di grano e riso, secondo un comunicato stampa rilasciato dalla Coldiretti nell’estate del 2022 [2]. Inoltre la produzione di latte è diminuita dal 15% al 20% a causa della peggiore ondata di caldo che l’Italia abbia mai affrontato negli ultimi 70 anni e che ha portato a dichiarare lo stato di emergenza in 5 regioni italiane.
Come si spiega questo fenomeno?
I prodotti agricoli per poter crescere necessitano di un suolo sano, di luce, acqua, calore. Come all’interno di un’equazione, modificando una delle variabili il risultato finale cambia, quindi è possibile affermare che il clima condiziona fortemente la stagione vegetativa, determinando quello che sarà l’outcome del produttore. Non solo, le alterazioni di temperatura favoriscono la crescita di alcune specie dannose per le coltivazioni, come gli insetti o le erbe infestanti, compromettendo la produzione agricola con forti perdite.
Aspetti convoluti
Da un lato, dunque, abbiamo le concrete difficoltà che il settore agricolo sta affrontando, dall’altro abbiamo l’incremento della popolazione mondiale e l’aumento dei prezzi delle risorse: che sia per questioni politiche o per un semplice problema di asimmetria fra la domanda di risorse e l’offerta, il problema persiste. Inoltre, a causa della tropicalizzazione del clima alcuni prodotti una volta autoctoni di un territorio fanno fatica a crescere come prima, richiedendo ai produttori investimenti tecnologici non indifferenti per poter proteggere la biodiversità.
Essere percettivi
Il problema del cambiamento climatico risiede, nello specifico, in un punto cruciale: alcuni dei suoi effetti non sono tangibili nel breve periodo, non sono visibili tutti i giorni con i nostri occhi, sebbene siano li. Siamo consapevoli nel lento progredire dei fenomeni di riscaldamento della Terra, ma ne percepiamo la portata davanti ad una calda estate o ad una precipitazione particolarmente anomala. Ma la verità è che tutti giorni il cambiamento climatico è sotto i nostri occhi: lo possiamo toccare, subire e comprare ogni qual volta andiamo a fare la spesa.
In un panorama che si prospetta non proprio idilliaco ci sono, comunque, dei lati positivi: la maggior consapevolezza mondiale rispetto all’impatto del cambiamento climatico ha spinto alla nascita di nuove strategie per poter fronteggiare il problema. Le persone, alla fine, risultano capaci di un’incredibile capacità di problem solving che, di fatto, ha portato alla nascita di nuovi settori industriali, di nuove figure lavorative e di nuove opportunità tecnologiche.
Se forse non è possibile cambiare completamente il passato e certamente possibile cambiare il futuro ed anche se forse i risultati non incontrano sempre le aspettative c’è un costante tentativo di cambiamento della narrativa attorno agli effetti dell’aumento delle temperature terrestri, in un'ottica propulsiva, mai scoraggiante. Il cibo è, del resto, sempre stato un motore per l’uomo ed oggi è il combustibile che ci può consentire di prenderci cura del mondo.
Il progetto Boniviri è nato in un periodo in cui la crisi climatica si intersecava a quella pandemica. Eppure, in linea con il concetto per cui è bene prendere coscienza della realtà che ci circonda ma non bisogna piegarsi ad essa, i piccoli produttori ed il lavoro di squadra hanno portato i loro frutti: la filiera del cibo sta cambiando, le storie dei piccoli Boniviri, forza trainante del cambiamento, vengono lette ed abbiamo potuto constatare un incremento dell'attenzione nei confronti dei prodotti che sono sani, che fanno bene a noi ed alla Terra, e che, a partire da ieri per proseguire ad oggi, stanno constantemente contrastando la heatflation.
- https://www.ipcc.ch/2021/08/09/ar6-wg1-20210809-pr/
- https://www.ansa.it/english/news/general_news/2022/07/25/drought-crop-yields-down-by-up-to-45-coldiretti_a926e415-5ecd-4bed-9f59-2f2197d8aad8.html
- https://grist.org/agriculture/heatflation-how-hot-temperatures-drive-inflation-food-prices/
- https://www-linkiesta-it.cdn.ampproject.org/c/s/www.linkiesta.it/2023/02/crisi-climatica-inflazione-alimenti-agricoli-prezzi-aumento/amp/
- https://energycue.it/cambiamento-climatico-incide-agricoltura/36407/
- https://www.tradefinanceglobal.com/posts/heatflation-warning-as-2022-eu-crop-harvests-affected-by-climate-change/